martedì 5 ottobre 2010

Nikita 1x04 - Rough Trade

Ogni telefilm che presenti un minimo di trama orizzontale prima o poi deve raggiungere una tappa fondamentale: l’episodio flashback, puntata dove vediamo l’inizio della storia del nostro protagonista che può rispondere o no a un numero diverso di domande, ma che comunque ci mostra l’inizio di un percorso. Questo tipo di episodio spesso è difficile da gestire perché si può passare dal banale al totalmente insensato rischiando di confondere o deludere le aspettative dello spettatore. Questa Rough Trade riesce in parte a centrare l’obiettivo, senza fornire però dettagli alla trama generale. In questo episodio notiamo già dall’inizio come Nikita sia furente, è stanca di aspettare semplicemente di sabotare le missioni in corso della Division e decide così di mettersi in azione e iniziare a provocare lei stessa danni, colpendo gli affiliati dell’organizzazione. E guarda caso decide di iniziare proprio dalla sua prima missione: infatti sei anni prima aveva avuto l’incarico di uccidere un uomo, Victor Han, che lavorava per la Sicurezza Nazionale. Il suo incarico riguardava la lotta contro una organizzazione criminale, la Triade del Cerchio Rosso, che commercia schiavi per farli lavorare nelle fabbriche delle industrie della moda, che con la sua morte ha visto incrementare i suoi guadagni. Messi al sicuro la moglie e la figlia dell’uomo Nikita si mette alla ricerca dei capi del clan e come si avvicina a loro, vediamo i flash back che ci fanno vedere parte del suo addestramento e lo svolgimento della prima missione: ci viene mostrato lo stretto legame che aveva con Micheal sempre molto ambiguo, e come si sia avvicinata alla famiglia Han. La Division però viene allertata dalle mosse della donna e quindi cerca in tutti i modi di avvicinarsi a lei. Alex, nel frattempo, si trova durante un addestramento a rivivere anche lei ricordi del suo passato che le causano una crisi di panico: vediamo un incendio, la morte di qualcuno probabilmente a lei caro anche se non veniamo a sapere la verità sull’accaduto. Tale crisi però viene notata da Amanda che la fa internare e bloccare con una camicia di forza, impedendole anche di comunicare a Nikita la situazione interna della Division. Nel frattempo lei riesce a arrivare al capo della Triade, che si scopre essere lo stesso Victor, che faceva il doppio gioco e quindi aveva chiesto aiuto a Percy per inscenare la sua morte. Scoperta la verità Nikita lo consegna alla polizia, con l’aiuto di Micheal che ha sempre più dubbi sull’operato dell’agenzia per cui lavora, ma come afferma a fine episodio, deve la sua vita a Percy e quindi continua ad obbedire ai suoi ordini, anche se molto discutibili. L’episodio in se non era male, anzi. Ho trovato molto credibile la rabbia di Nikita, e il suo volere darsi realmente da fare per portare a termine il suo obiettivo: la sua lotta è praticamente la sua ragione di vita, è ben tratteggiata e si vede essenzialmente nel modo con cui vuole portare a termine l’incarico. La violenza fisica che usa contro le pedine che la porteranno davanti a Victor evidenzia un suo lato molto caratteristico, inusuale, che rende il personaggio ricco di sfumature che non sono mai male in un prodotto del genere e non lo rendono piatto ed eccessivamente buono. Quello che forse ho apprezzato meno è stata la risoluzione finale e il voler quasi redimere Nikita rivelando come Victor non fosse in realtà morto per mano sua. Lasciare il suo passato macchiato non sarebbe stata una cattiva idea, allontanandola ulteriormente dallo stereotipo dell’eroina senza macchia. Alex invece risulta sempre più complessa, non sappiamo ancora molto di lei o delle motivazioni che la spingano nella lotta contro la Division, ma aggiungiamo sempre domande sul suo personaggio. Quando, nonostante lo stress e la pressione psicologica, riesce a mentire ad Amanda, riuscendo razionalmente a inventare una scena totalmente diversa da quella che la bloccava mostra un carattere più forte di quello che pensavo e che apprezzo sempre di più, e la sua storia sembra essere anche più interessante di quella della protagonista stessa. Per quanto riguarda Micheal, se prima pensavo fosse l’anello debole, troppo ligio al dovere e con un senso di responsabilità esagerato che lo distoglieva dalla realtà ora viene svelato che c’è qualcosa di più e probabilmente è il modo migliore per sviluppare al meglio il suo conflitto interiore, dato che è consapevole che quello che sta facendo è sbagliato. L’episodio poteva essere fatto in maniera migliore? Probabilmente si, ma alla fine si tratta comunque sempre di un buon prodotto in un anno che ne ha lanciati davvero pochi. E chi non lo sta ancora guardarlo dovrebbe iniziare a farlo perché ne vale la pena

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