venerdì 8 ottobre 2010

Private Practice 4x02 - Short Cuts

Cambiamenti. Questo è il tema dell’episodio di oggi, un tema a quanto pare molto caro agli sceneggiatori americani dato che lo inseriscono almeno una volta all’anno nel telefilm in maniera palese. E se da una parte non sono molto d’accordo con l’idea di sviluppare puntata su questo argomento, dato che la lunga serialità di un tv show dovrebbe permettere di far notare i cambiamenti dei personaggi in maniera più indiretta e meno scontata, devo ammettere che a volte viene trattato in maniera originale. Dobbiamo ricordarci però che in Private Practice anche la storia più banale viene raccontata attraverso casi di estremo trash. L’episodio vede tre filoni narrativi ben distinti. Da una parte infatti abbiamo la morbosa amicizia tra Violet e Cooper che ovviamente finisce con il dare fastidio ad i rispettivi compagni, forse un po’ gelosi di questo rapporto, ma in fondo chi non lo sarebbe? I Margarita del lunedì sera, le lunghe telefonate giornaliere, le passeggiate per spettegolare sono in effetti un po’ eccessive e tendono a superare quei limiti che anche la più grande amicizia dovrebbe avere, almeno per rispetto dei proprio compagni. Quando poi Cooper entra in casa della coppia, trovandoli a fare sesso il rapporto tra lui e Pete si incrina. E non solo sul piano personale, ma anche su quello lavorativo perché in PP non c’è singolo caso che non sia ad uso e consumo delle storie personali: i due, infatti, hanno in cura un bambino affetto da autismo e la madre che soffre di emicrania a causa della stressante situazione del figlio. Quando però lei inizia a dargli la marijuana che Pete le aveva prescritto come apporto terapeutico ai suoi dolori la situazione degenera e nonostante in un primo momento il ragazzo sembra essere più tranquillo, in seguito alla soppressione della somministrazione della droga entra in crisi di astinenza e viene ricoverato in ospedale. Pete e Cooper, già tesi per questioni private, tendono a scontrarsi con le loro posizioni contrastanti rispetto alla strategia più utili per curare il bambino fino a quando non si rendono entrambi conto che il comportamento di Sydney, la madre, aveva superato il limite e quindi la denunciano alla polizia allontanandola quindi dal figlio. Sebbene la loro storia sia abbastanza noiosa, serve a far capire quali dovrebbero essere i limiti tra due BFF, non solo per rispetto verso le rispettive metà, ma anche per mantenere quei limiti che per quanto due persone siano legate, restano pur sempre amiche. Alla fine Violet e Cooper trovano un accordo, cercando di trovare un equilibrio tra il loro rapporto e il cambiamento che li ha appena investiti. In questo modo però ho avuto l’impressione che si voglia dare l’idea di una loro autolimitazione, quando in realtà dovrebbe semplicemente essere un normale processo di crescita. Non dico che debbano allontanarsi, ma è inevitabile che quando si è, o ci si sta per sposare le cose cambino leggermente. E le amicizie morbose sono abbastanza deleterie. Charlotte intanto è occupata con un caso che finalmente la vede protagonista in quanto deve eseguire un cambio di sesso su una transessuale che, superato l’anno richiesto dalla legge, è pronta a farsi asportare il pene. Per accedere all’operazione però Jane deve avere l’approvazione di un secondo psichiatra, in questo caso Sheldon, che però vede in lei più una sorta di auto convincimento che una reale convinzione. Ci si chiede quindi quali siano le reali conseguenze di un cambio di sesso e quali possano essere le motivazioni che portino a tale scelta. Jane sa di sentirsi inadeguata nel suo corpo maschile, ed è convinta che l’unica soluzione sia la rimozione dell’organo sessuale, ma Sheldon, vedendo anche come lei in passato abbia tentato il suicidio, capisce che prima di compiere un passo così importante, lei dovrebbe risolvere i problemi con se stessa dato che un taglio non può semplicemente cambiare quello che lei ha provato per anni. Ho apprezzato molto il comportamento dei due medici, in quanto entrambi cercano di aiutare la paziente, anche se in modi differenti. E ho adorato Charlotte che si mostra così vulnerabile prendendo a cuore la situazione di Jane, lasciando vedere quel lato umano che lei stessa sa di nascondere. Al rifiuto dello strizzacervelli di acconsentire all’operazione Jane tenta il suicidio, tagliandosi anche da sola il pene, e rischiando di morire. Ma l’intervento di Charlotte, che aveva capito che qualcosa in lei non andava, la salva e con Sheldon cercheranno di supportarla nel suo difficile percorso. Questa è stata probabilmente la parte migliore dell’episodio, la bionda dottoressa resta sempre il mio personaggio preferito, in quanto è l’unica ad avere le palle ed ad affrontare le cose con determinazione. Infine abbiamo la patetica relazione tra Sam e Addison, che sta totalmente perdendo il suo ruolo da protagonista (non che l’abbia mai ricoperto più di tanto). I due pensano di essere una coppia stabile e vogliono dirlo a Naomi, ma con la morte di William e l’idea della donna di attuare una fusione tra le due cliniche non trovano mai il coraggio di farlo, fino a fine episodio in cui in una scena abbastanza orrenda Addison riesce ad ammettere la relazione. Questa parte ha totalmente affossato la puntata che poteva avere anche momenti interessanti, in quanto il suo rapporto con Naomi è totalmente cambiato da quello che almeno sulla carta doveva essere. Questa grande amicizia almeno secondo il mio parere non c’è mai stata, e il fatto che ora la rossa stia con l’ex marito dell’amica non è certo il miglior modo per ricucire un rapporto che è morto da due stagioni. Il personaggio di Addison risulta sempre meno coerente con quello che era a Seattle, meno deciso, più insicuro e decisamente meno interessante. Tutti i cambiamenti annunciati nell’episodio vengono in fin dei conti risolti banalmente e in maniera piuttosto forzata. I compromessi tra Violet e Cooper, o quelli tra Addison e Naomi sembrano più che altro un voler temporeggiare piuttosto che una soluzione vera e propria. Private Practice resta una seria da guardare per passare 40 minuti, senza troppe pretese e aspettative, se quella di vedere un po’ di sano trash, ma non andrà mai oltre questo.

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